Riccardo Milani descrive l'odissea di un gruppo di operai in Abruzzo dimessi da una multinazionale produttrice di pneumatici. Il merito maggiore di un film come Il posto dell'anima è nella rappresentazione sfaccettata e piena di sfumature della condizione operaia attraverso il ritratto eterogeneo dei tre protagonisti: Michele Placido, sindacalista puro e duro; Silvio Orlando, sognatore innamorato della sua terra; Claudio Santamaria, cinico-pragmatico tutto rabbia e
vitalità, accompagnati dal ritratto di donna, dolce e forte al contempo di Paola Cortellesi. Sceneggiato dal regista insieme allo scrittore Domenico Starnone, il posto dell'anima vanta un respiro epico-onirico che lo distanzia dal cronachismo del cinema operaio inglese. Indimenticabile la scena madre di Silvio Orlando davanti ai boss della Detroit, che ricorda la requisitoria di Mastroianni ne I compagni; e il suo turbamento da "compagno" tradito ha di nuovo per padre putativo il Mastroianni di Dramma di gelosia che a San Giovanni non ascolta la voce di Ingrao, ma si chiede perchè la bella Adelaide lo abbia lasciato. Milani intreccia dramma e commedia, sentimenti e percorsi personali con scelte epocali: se sia meglio l'inquinamento o la disoccupazione, ad esempio.