Con lo scopo di
testimoniare in modo immediato e sincero l'esistenza di un gruppo umano,
Flaherty passò molto tempo insieme al clan protagonista delle vicende di Nanook, come del resto accadde in tutte
le fasi di preparazione dei film successivi. Grazie a questa pratica, il
regista trasforma la realtà in stile cinematografico: le immagini sono i segni
di oggetti veri, testimoniano che il mondo esiste, non ci sono trucchi visivi,
paesaggi inventati o attori trasformati; tutto è segno di un'esistenza
tangibile. Nanuk è il nome vero di un uomo che vive tra i ghiacci: forte, sano,
che lotta per la sopravvivenza insieme al suo gruppo. La narrazione, "esile",
come verrà sempre definita dal regista per tutti i suoi film, si concentra su
Nanook e sulla sua vita quotidianaNel film non c'è
niente di folklorico; l'esistenza del protagonistaè l'esistenza tipica di tutta una popolazione. Tuttavia, la
volontà di Flaherty di registrare le vicende di questi uomini, si distanzia dal
reportage di un cinegiornale dell'epoca, non solo per la profondità dello
stile, ma, soprattutto, per la continua selezione degli avvenimenti e degli
elementi caratterizzanti l'intero gruppo umano. Certo, a volte l'intento
didascalico del regista rivela ancora le preoccupazione dell'onesto reporter,
ma ciò non toglie che siamo di fronte al primo exploit cinematografico di
Flaherty.Una volta ultimato, il
film fu presentato al cinema Capitol di New York, alla fine del 1922. La
reazione del pubblico fu decisamente neutra, mentre qualche critico espresse
giudizi negativi, salvo ripensarci dopo qualche settimana. Nanook fu invece
acclamato in Europa; a Londra tenne il cartellone per sei mesi e riscosse
grande successo anche a Parigi, Roma e Berlino.