La danza degli elefanti

Elephant boy
di Robert J. Flaherty, Zoltan Korda Fiction Gran Bretagna 1937 85'

"Elephant Boy comincia in un modo meraviglioso. Toomai monta il più grosso elefante di Mysore e nella sua giovinezza, nella sua cattivante innocenza, la sua figura dà al popolo indiano una dignità fino allora mai vista sullo schermo. Ma presto lo spettacolo delle scene ricostruite in studio e le voci del West End spingono continuamente il film su di un piano ben diverso…Si dice, ad esempio, che un elefante impazzisca per la morte del suo padrone, anzi che impazzisca misteriosamente, prima della morte del suo padrone. Niente da fare. La trama si fa sentire. E un attore con barba posticcia frusta l'elefante per spiegarne la follia in modo più occidentale…La giungla con i suoi mille occhi avrebbe potuto essere l'immagine di tutti i giovani e ardenti Odissei: nulla, neppure di questo. Il film procede sotto la sferza dell'artificio facendo leva sul brivido da circo equestre che può dare una caccia all'elefante." (John Grierson) Nel 1936, la London Film, tramite Alexander Korda, incaricò Flaherty di compiere un viaggio in India per girare un film basato su una novella di Kipling, Toomai of the Elephants. Come al solito, Flaherty concentrò il suo interesse più verso l'ambiente da lui esplorato, le regole di vita, la giornata tipica della popolazione di Mysore, che sulla ricostruzione delle vicende della novella, che gli servivano solo come punto di partenza per il suo nuovo studio di carattere etnologico. Di conseguenza, la trama voluta da Flaherty, anche questa volta era esile: pochi fatti, un ragazzino che sogna di diventare un cacciatore, che fugge verso casa con il suo elefante, temendo che il resto della spedizione di caccia voglia fare del male alla bestia e che, alla fine, realizza il suo sogno. Questo era un plot sufficiente per Flaherty, ammaliato dai misteri dell'India e non certo dalla novella di Kipling. Non dello stesso avviso era Alexander Korda che, pur memore del successo de L'uomo di Aran, inviò insieme a Flaherty una troupe di professionisti. In seguito, al girato di Flaherty furono aggiunte alcune scene dirette da Zoltan Korda, regista e fratello di Alexander, con il risultato che, come dice nella citazione, di cui sopra, John Grierson, in Elephant Boy la presenza di Zoltan Korda stravolge il modo di fare regia di Flaherty. Già Tabù risultava essere una serie di episodi staccati, in cui ora prevaleva il taglio del documentario, ora la narrazione drammatica, ma mentre lì la diversità del modo di intendere il cinema di Flaherty e Murnau si appianò con l'abbandono del set da parte del regista americano, in Elephant Boy le divergenze tra i due registi, con concezioni diametralmente opposte dell'arte, furono costrette a convergere per interessi puramente commerciali. Di fatto, Elephant Boy resta un'opera non riuscita, un vero e proprio fallimento in confronto agli altri film del regista americano; nonostante questo, - passeranno ben cinque anni- nell'opera successiva (The Land), Flaherty mostrerà come fosse ancora capace di realizzare un proprio personalissimo discorso sull'arte e la natura. D'altra parte in Elephant Boy, le scene girate in interno degli studi londinesi di Alexander Korda, sono da imputare a Zoltan, che si preoccupava molto di come il film sarebbe stato accolto dallo star system e della commozione generale che avrebbe provocato il piccolo protagonista.

Nazione:

Gran Bretagna

Iscrizione film

26° Festival

CINEMAMBIENTE

05 Giugno - 11 Giugno 2023
TORINO

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JUNIOR

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