Il regista ripercorre in prima persona dopo cinquanta anni il lungo viaggio della sua famiglia verso l'Argentina in cui è nato, all'interno dell'ultima ondata migratoria dei piemontesi, avvenuta nel 1948. Questo percorso attraverso la memoria privata e il continuo accavallarsi di situazioni, di luoghi e di sensazioni, insieme a un uso del repertorio rallentato e distorto, costituiscono la cornice di una ricostruzione non analitica, ma soggettiva ed emozionale della situazione degli immigrati dal Piemonte e della loro presenza dal dopoguerra ad oggi nella storia argentina, dal peronismo fino alla crisi economica, attraverso il periodo buio e sanguinoso della dittatura militare.