Magog [o epifania del barbagianni]

by Luca Ferri Documentary 2011 66'

L'opera è di natura bipartitica. Sono state effettuate delle operazioni di asportazione paesaggistica, architettonica e audio. Nello stesso criterio della loro apparizione nel reale sono stati riassemblati e sminuzzati in modo arbitrario pezzi di paesaggio e lazzaretti sonori. La pianura padana come luogo dell'assurdo. Un groviglio incestuoso di stratificazioni architettoniche e fallimenti edilizi. Palme, vuoti urbani, pieni urbani e palme al neon. Piscine montate in 5 giorni. Villaggi neogotici ricostruiti. Villette su villette. Cumuli di ulivi e abusi decorativi. Rivestimenti infiniti su altri materiali di cui ci si vergogna. Pietre applicate e case varicella. L'audio è stato rubato con dei microfoni nascosti nei medesimi luoghi della ricerca visiva, aste giudiziare, sedute comunali, mostre d'arte, bar, cortili privati, piazze pubbliche etc. Audio in taluni casi diegetico in altri no dove l'assurdo preesistente era così fortemente marcato e inserito nel paesaggio, sovrapposto o dissolto laddove non pertinente. il titolo vuole essere un omaggio ed una invocazione alla resurrezione del maestro Giovanni Papini, a sua volta citante, nella sua opera GOG, ad altra citazione non crittografata. Il pasticciaccio del post-moderno in architettura e l'arroganza umanoide del vedere nel paesaggio una possibilità di lucro fanno di MAGOG una nuova forma di resistenza, non associativa, non documentaristica e lontana dalle secolarizzazioni ambientaliste preesistite. Áˆ un atto unico e irreversibile come una costruzione giallo limone, un gorgoglio balbettante di denuncia mezza affossata in bocca. La gravità del consumo del suolo, dell'inquinamento visivo e sonoro, dello sciocchezzaio umano e dei suoi logicati sempre eterni non viene rielaborato come indagine antropologica, nemmeno si enuncia la mancata documentalità o l'operazioncina di raffinatismo edonista autoriale. Siamo di fronte ad uno specchio che rimanda sempre qualcosa di previsto. Il manifesto esterno di questo consumo è il medesimo capitombolo interno delle sue marionette di carne. Nell'intera operazione filmica non appare, se non per caso sporadico, alcun umano. Di tali esseri troviamo solo i loro manufatti, i loro avidi guazzabugli, le loro opere. Si parla sempre di umani in MAGOG anche se apparentemente latitano. Per loro parlano le opere che la nostra pianura ha tristemente e silenziosamente assorbito. Il film vuole essere una continua e sempre verde citazione al cubo in cui s'innesta la profetica iscrizione di Brughel il vecchio nel dipinto del Misantropo. La fotografia invece, formalmente di natura metafisica, grottescamente glorifica con luce crepuscolare o mattiniera il triste racconto di questo paesaggio lombardo, inserendo a scempi di semplici geometrucoli di borgata le manie di arrembanti architetti, vere e proprie rock star mancate dal palcoscenico generalmente calcato da UBU.

Director:

Luca Ferri

Film submission

26° Festival

CINEMAMBIENTE

05 June - 11 June 2023
TORINO

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