Entrambi i film (Ecocidio: una strategia bellica e L'agente segreto),
il secondo dei quali è stato premiato in diversi festival, analizzano
le conseguenze ambientali della strategia bellica americana nel Vietnam.
Nel corso dei bombardamenti aerei furono sganciate qui più bombe di
quelle impiegate da tutti i contendenti della seconda guerra mondiale,
120 kg di esplosivo per ogni essere vivente. Fra queste, 285 milioni di
bombe a grappolo, il cui alto tasso di inesplosione le rende simili a
mine antiuomo. Massiccio e devastante fu soprattutto l'uso del napalm,
precedentemente usato in Giappone, dove aveva fatto più vittime delle
due atomiche, e dei defoglianti, fra cui l'agent orange (agente
arancione), altamente cancerogeno per la presenza di diossina.
Questi tre tipi di armi furono sistematicamente impiegate contro
villaggi, foreste e campi coltivati, all'interno di una strategia che
mirava ad affamare la popolazione e ridurre le crescenti perdite dei
soldati americani impegnati nel conflitto. Quando la guerra era ormai
persa ed erano già iniziati i ritiri delle truppe di terra e le
trattative per gli accordi di pace, i bombardamenti vennero
intensificati e proseguiti ancora per anni, allo scopo di impedire, con
l'aiuto del successivo embargo, la possibile ripresa economica e
scoraggiare altri tentativi di indipendenza da parte di paesi collocati
nella cosiddetta area di influenza americana.
Le conseguenze a lungo termine sono una devastazione ambientale
spaventosa, causata soprattutto dai 200 litri di defoglianti per ettaro
irrorati in media sul paese. Gravissima anche la presenza di milioni di
ordigni inesplosi e di mine antiuomo disseminate nel terreno, di cui gli
americani si sono rifiutati di fornire sia le mappe che le procedure di
disinnesco.
L'agent orange ha mietuto vittime tuttavia anche fra gli stessi soldati
americani ammalatisi di diverse forme tumorali. Altissimo anche il
numero dei loro figli nati con malformazioni congenite. Dopo una lunga
lotta legale le industrie chimiche produttrici dell'agent orange hanno
patteggiato nel 1984 un rimborso con i reduci, 50.000 dei quali hanno
visto riconosciuta la dipendenza della propria malattia dalla
contaminazione chimica. Solo nel 1997 sono stati riconosciuti dei
risarcimenti anche per le più gravi malformazioni dei loro figli.