Mosso dalla volontà di porre rimedio in modo concreto ai gravi danni bellici lasciati sul campo, aiutando a gettare almeno in parte le basi di una ripresa, Gianni Rigoni Stern decide di trasferire tutta un'esperienza e una sapienza maturata in anni di lavoro, dall'altopiano di Asiago dove vive da sempre fino a quello di Suceska, a Srebrenica, in Bosnia. Insieme a quarantotto tra manze e manzette da donare agli allevatori della zona. Nasce così un vero e proprio road movie montanaro dai toni quasi fiabeschi sullo sfondo del difficile futuro agricolo di una comunità, come quella bosniaca, ancora in grande difficoltà a quindici anni dalla fine della guerra.