Primo grande successo di Lina Wertmuller, il film racconta la storia di Mimì, impersonato da Giancarlo Giannini, operaio siciliano di sinistra che viene licenziato per le sue idee ed è costretto a venire da Catania a Torino lasciando a casa la moglie Rosaria. La sua vita sentimentale e sessuale è piuttosto complessa: sposato, ma con un'amante, Fiore, è diviso tra le due donne interpretate la prima da Agostina Belli, la seconda da Mariangela Melato. Come se questo non bastasse, cornifica per vendetta un brigadiere che a sua volta ha messo incinta Rosaria, per cui Mimì viene accusato ingiustamente del suo omicidio. Alla fine sarà costretto a diventare una pedina della mafia. Il film inaugura un'estetica del grottesco che consente all'autrice un originale percorso nella commedia all'italiana, e una rilettura impietosa e lucida di pregiudizi sociali, sessuali, comportamentali e addirittura dei tic verbali, prima ancora che dei dialetti, della società italiana.