Manifesto del realismo poetico ivensiano, questo documentario, inizialmente pensato come un lirico sguardo sulla Senna, rivela una visione ben più organica e complessa. Il fiume diventa luogo astratto e cuore pulsante della vita di una città e dei suoi abitanti, uno scorrere lento e inarrestabile dello svago, del lavoro e dei sentimenti di tutta Parigi, allargandosi a un'idea di empatia tra l'uomo, il suo ambiente di vita, la natura. Se le sole immagini e il loro scorrere potrebbero lasciar intravedere una visione ottimista e pacificatoria, l'unione con un poesia di Jacques Prévert ci restituisce un velo di malinconia e incertezza: «Per me il film era tutto qui: il est toujours la vie ». Quando la Senna incontra Parigi è il primo film girato dall'autore in Francia e si impose immediatamente: Palma d'Oro del cortometraggio a Cannes, Golden Gate al Festival di San Francisco, premiato al Festival di Oberhaussen. La lezione di quest'opera, che sottolinea l'amore che legava Ivens a Parigi, tornerà utilissima all'autore quando, otto anni dopo, girerà Pour le Mistral: «Molto di ciò che imparai durante le riprese mi aiutò più tardi a capire come dovevo trattare, o meglio, percepire il vento capriccioso, il maestrale della Francia meridionale ».