Il mito di Oreste, matricida perseguitato dalle Erinni, racconta l'imporsi di un nuovo ordinamento sociale e giuridico, che chiude definitivamente con un passato arcaico in cui vigeva la legge del sangue: la democrazia, in cui la ragione di stato vince sull'arbitrio della violenza. Nella reinterpretazione dei due autori, nello stesso momento viene però sancito un nuovo potere, maschile e patriarcale, e un nuovo ordine, fondato ancora una volta sulla sopraffazione e sulle continue offese alla terra. E proprio la Calabria, terra bellissima e desolata, un tempo parte della Magna Grecia, è l'ambientazione migliore per illuminare le contraddizioni del nostro presente.