Fall out


Il tentativo da parte dell'uomo di controllare la natura in tutti i sui aspetti è noto. La nostra specie è passata dal contenere e deviare i corsi dei fiumi a cercare di controllare i processi naturali per rendere più agevoli intere aree del nostro pianeta. Questa necessità di controllo, neutra se applicata nel rispetto degli equilibri, ci ha portati nel periodo moderno a ritenere la tecnologia uno dei dogmi laici su cui fondare il nostro futuro. La tecnologia, di per sé, non è né un bene né un male: tutto dipende dalle modalità e dalle finalità per cui la si usa. Oggi tutto il suo sforzo sembra tendere alla creazione del migliore dei mondi possibili, dove i prodotti della natura sono il risultato della mente dell'uomo e non di un processo evolutivo durato migliaia d'anni. Ma nonostante questo la natura è, e rimane, imprevedibile tanto che l'ordine così faticosamente costruito si può vanificare un attimo. Qualsiasi evento naturale può innescare una reazione a catena come nel caso di Fukushima. Una situazione controllata è smentita dalle fiamme del reattore che arrivano al cielo, diffondendo nell'aria un fall-out radioattivo che mette in crisi tutte le nostre "sicurezze". Il problema è che per "sicurezze" si finisce per intendere il cibo per sopravvivere nei rifugi ma anche una socialità innaturale che vede le famiglie, i cosiddetti "mattoni" della collettività, come pezzi di un artificioso puzzle umano. La voce femminile che accompagna il filmato è quella di una speaker del 1960 che, nel film tal dei tali, fornisce al pubblico americano le indicazioni per proteggersi dalla ricaduta radioattiva nel caso di una guerra nucleare con la Russia.

Iscrizione film

26° Festival

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05 Giugno - 11 Giugno 2023
TORINO

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