In una Basilicata madre e matrigna, alla bellezza pura dei luoghi e della cultura fa da contraltare un continuo senso di precarietà, di distruzione e di abbandono, evidente soprattutto nel rapporto tra uomo e territorio, uomo e natura. Quest’ultima si fonde con pozzi petroliferi in disuso, vuoti industriali carichi di amianto e strutture turistiche dismesse. Guidati dalla regista, ispirata dai cerimoniali magici lucani e dai rituali del Sud Italia, tre giovani lucani cercano di intessere un nuovo dialogo con la propria terra, un processo di esorcizzazione dei luoghi dell’abbandono, per restituire un futuro e riprendere in mano il destino di quei luoghi che si fanno metafora del destino del mondo intero.