Tra il 1946 e il 1951, in Sardegna, la Fondazione Rockefeller promuove una campagna antimalarica conosciuta come “The Sardinian Project”. In uno spazio narrativo ibrido tra storiografa e scienza, la regista indaga, attraverso una sorta di metodologia di scavo archeologico, le immagini di propaganda e le simbologie con cui allora il linguaggio trattò la malattia in chiave bellica, sulla scia dell’immediato dopoguerra.