Un metro lungo cinque, realizzato quando Olmi già era impegnato nella regia dei suoi primi lungometraggi, ricapitola gran parte dei motivi presenti nella sua esperienza nel cinema industriale: l'umanesimo che mette sempre i lavoratori al centro del processo produttivo, e il tecnicismo delle strutture e delle macchine che ripercorre le tappe di costruzione della diga del Reno di Lei, tra Italia e Svizzera, ripresa in tutta la sua imponenza: "Quassù ... dice il commento ... tutto assume dimensioni gigantesche: un metro è lungo cinque, dicono i costruttori della diga". Anche se per Olmi, in fondo: "l'ultima parola resta agli uomini che lavorano sospesi a 140 metri d'altezza", indiscusso protagonista resta il vecchio capo-alloggi, che commenta in dialetto le fasi della costruzione, la vita e le fatiche quotidiane degli operai.