Davide Ferrario


Davide Ferraio, nato nel 1956, debutta alla regia, nei primi anni Ottanta, con il cortometraggio Non date da mangiare agli animali (1987). Scrive sceneggiature per numerosi registi con i quali collabora (Occhi che videro e Manila Paloma Bianca su tutti) e forma il suo stile, sperimentando e indagando nelle strutture di diversi generi cinematografici. Nel 1989 esordisce alla regia di un lungometraggio, La fine della notte, seguito poi dalla commedia Anime fiammeggianti (1994), melò rielaborato in commedia grottesca con risvolti surreali che racconta la 'cattiva' rinascita di un uomo abbandonato dalla moglie. Successivamente si occupa anche di serialità televisiva e nel 1990 dirige sei puntate della mini-serie American Supermarket, un ritratto ironico sulle abitudini degli italiani degli anni Cinquanta, e il documentario Lontano da Roma (1991), incentrato sulla struttura della "Lega Lombarda", presentata nei suoi pregi e difetti. Lo spirito militante di Ferrario lo porta a sentirsi a proprio agio nella realizzazione di documentari: nel 1995 lavora assieme a Guido Chiesa per dare voce al progetto di Materiale resistente, dove le immagini d'epoca della resistenza partigiana si mescolano ad una colonna sonora dall'animo pop/rock, poi ripercorre le tappe del viaggio Reggio Emilia-Mongolia del gruppo musicale CSI in Sul 45 ° parallelo (1997). Ritorna al cinema di fiction con il giovanilista e cinico Tutti giù per terra (1997) con Valerio Mastandrea nei panni di uno studente di filosofia fuori corso, bloccato tra la voglia di scappare e quella di restare e lottare per una vita migliore. Si confronta con la commedia di viaggio in Figli di Annibale (1998) con Diego Abatantuono, cambia totalmente genere con Guardami (1999), ispirato alla vita della pornostar Moana Pozzi, film spregiudicato che indaga senza pudore nel mondo del cinema pornografico, tema che non ha trovato consensi nel pubblico e nella critica. Gira i documentari La rabbia (2000) e Le strade di Genova (2002), dopodichè ritrova un dialogo più sereno con gli spettatori con il film successivo, Se devo essere sincera (2004), dove una straordinaria Luciana Littizzetto si divide tra l'amore un po' raffreddato del marito e quello nuovo per un commissario di polizia interpretato dal comico Neri Marcorè, una commedia col morto tratta dal romanzo di Margherita Oggero "La collega tatuata". Nel 2004 prende la macchina da presa e la porta a perlustrare i corridoi, gli angoli nascosti e la magia del Museo Nazionale del Cinema di Torino, presentati poi nel film Dopo mezzanotte, interamente realizzato in digitale che ottiene tre nomine al premio David di Donatello. L'anno dopo ripercorre i seimila chilometri che Primo Levi fece da Auschwitz per raggiungere Torino nel documentario La strada di Levi (2005), scritto e diretto assieme a Marco Belpoliti. Nel 2008 esce nelle sale Tutta colpa di Giuda  Una commedia con musica dove una vitale Kasia Smutniak interpreta una regista teatrale alle prese con la messa in scena della Passione di Cristo all'interno di un carcere, tra la questione dell'indulto e lunghe riflessioni acute sul senso della religiosità.

Enrico Verra è laureato in Storia e Critica del Cinema presso l'Università di Torino. Ha frequentato la scuola di video-documentazione diretta da Daniele Segre e Gianni Volpi. è stato co-sceneggiatore del cortometraggio Da qualche parte in Italia di Luca Busso, direttore di produzione di Manila Paloma Blanca di Daniele Segre, aiuto regista in Veleno di Bruno Bigoni e ispettore di produzione in Il caso Martello di Guido Chiesa.

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