Il cortometraggio trae
la sua forza dall'accostamento ininterrotto di immagini provenienti dagli
ambiti più disparati, mettendo a confronto realtà opposte che difficilmente
riusciranno a trovare un equilibrio all'interno del processo di globalizzazione:
catene di montaggio, coltivazioni ottenute con macchinari elementari, gente di
città spersa nel traffico. Scorci di modernità e di arretratezza si susseguono
accompagnate dal ritmo incalzante di una musica africana, per terminare poi col
silenzio di fronte ad un paesaggio desertico in cui la lotta per la
sopravvivenza ha lasciato sul terreno solo scheletri di animali.